mercoledì 11 dicembre 2013

É UNO DI QUEI GIORNI...

"I FORCONI ASSEDIANO MONTECITORIO.
Nel Palazzo si vota la fiducia al governo, fuori è il caos."

Quindi Montecitorio è assediato. [#sietecircondatiiiiiarrendeteviiii]

Ovviamente, Nessuno interviene. #viaicaschi #poliziottounodinoi #applausi .

Magari è quello stesso Signor Nessuno che prese a manganellate i terremotati Aquilani che chiedevano disperati notizie sugli aiuti, sulla ricostruzione della città, sulle tasse che erano arrivate da pagare.
Quel signor Nessuno che crea zone rosse intorno ai palazzi del potere se scendono in piazza gli studenti.
Quel Signor Nessuno con nessun numero sul casco che manganella chi manifesta per il diritto alla casa.
Quel Signor Nessuno che spara lacrimogeni contro chi difende la sua terra dagli ecomostri.
Quel Signor Nessuno che oggi a Napoli il casco davanti ai forestali senza stipendio da 20 mesi non se l'è tolto.

La memoria scorre, dal 2000 a oggi, ma potrebbe andare ancora più indietro; a quelle manganellate in testa di 20 anni fa ai tempi del Liceo e continua feroce a ricordare, citando alcuni eventi a caso e non in ordine temporale, forse perché sono troppi. Perché fa ridere e pensare che ci siano giorni in cui si tolgono caschi e barriere e giorni in cui il Signor Nessuno festeggia perchè "TANTO GIA' UNO A ZERO PER NOI". Perchè fa ridere leggere e sentire che in Italia prima di queste pagliacciate fascistoidi non ci siano mai state manifestazioni e proteste. Perchè fa ridere che quelli che gridano #svegliaaaaa e altri slogan adesso, forse erano quelli che ieri dormivano oppure borbottavano perchè scioperi, manifestazioni e scontri per diritto allo studio, al lavoro, alla sanità, alla casa davano fastidio, bloccavano le città, erano fatte da comunistelli figli di papà fannulloni violenti, mortacci doo sciopero io devo anna' a lavora' mica come voi fancazzisti! Ecco, io a tutte quelle persone lì dico solo una cosa: fate schifo, anche se oggi siete in piazza. Anzi, ancor di più perchè ci siete oggi. Con quella feccia lì. 

#comecaschicaschimale

sabato 20 aprile 2013

Tutto più chiaro che qui


Non voto PD ma quello che è successo ieri, quel tradimento alla De Gregorio/Scilipoti mi ha ferita... vengo da una militanza nata nel paese dei miei nonni, che odora di fatica e passione, di  copie dell'Unità messe in mano e vendute durante la Festa, di biglietti rosa per i panini e blu per le bevande, di riffe e comizi, di lealtà e ideali che ti formano e ti permeano. E con quelli cresci e ti allontani anche, ma sempre nel rispetto e con qualcuno più grande che ti guarda con un misto di soddisfazione per averti cresciuta bene, indipendente, pensante e un po' di rimpianto, rimprovero perchè sei troppo estremista e non partecipi più e fai altro e un po' dispiace perchè potevi dare qualcosa al Partito. Con la P maiuscola. Quello di Berlinguer, che a dirlo ora sembra retorica ma ti ricordi quel giorno triste, ad aspettare il passaggio del feretro a Porta Metronia, verso una Piazza San Giovanni che mai nessun concerto o manifestazione renderà così "bella", per quanto belli si possa essere nel giorno in cui se ne va un pezzo di tutti. Partito che hai vissuto che eri troppo piccola e poi visto finire troppo presto un giorno a Roma a Piazza del Popolo, quando non capivi benissimo perchè "i grandi" piangevano tutti intorno a te come se qualcosa stesse per finire per sempre. De Gregori (senza O) che cantava Dottor Dobermann ed il tuo primo concerto, tutti insieme seduti per terra sullo striscione bianco della sezione del paese dei tuoi nonni, tutto questo come fai a scordarlo? Il giorno dopo a scuola a vantarsi di essere stata lì, con il diario pieno di adesivi: FIGC, MAI PIU' IN GINOCCHIO NICARAGUA, la faccia del Che, le bandiere di Cuba... Era Maggio e pochi mesi dopo cenavo con mia madre, guardando un muro che cadeva e che rendeva necessario cambiare. Un anno dopo in quella stessa piazza, finite le notti magiche di un Mondiale che si rivelerà del malaffare e di tangenti e di città sventrate da progetti mai finiti o finiti male, c'era sempre Occhetto, c'era sempre il popolo che vuole andare avanti e il cambiamento che incombe. Ed in poco tempo via il nome, via i simboli di una vita. Ma con la promessa di rimanere un po' uguali, che non serve buttare tutto. Rottamare, direbbero alcuni adesso. Poi arrivarono le scuole superiori, una stagione politica nuova, da vivere non più all'ombra della sezione, dei nonni, dei padri e delle madri, ma sempre guardando un po' indietro per essere sicuri di camminare nel solco giusto. Venti anni da allora a oggi, vedendo e vivendo un paese che ti scoraggia e che comunque cerchi di amare e cambiare. Fino ad arrivare a ieri, quando avverti la sensazione che qualcuno abbia tradito qualcosa di più che una promessa fatta in assemblea. C'è di più in quei voti che mancano. C'è un addio che ferisce e lacera, perchè anche se ci eravamo già lasciati da tempo non puoi dimenticare da dove vieni e allora ci tieni che questa famiglia allargata stia bene, che non si esponga a figuracce, che non ti mostri il peggio di sè. Pensi a tuo padre e tua madre, una vita spesa per il Partito, senza risparmiarsi, faticando, gioie e dolori. Pensi che quel tradimento al Segretario è un tradimento a uno di famiglia, a te, a tutto quello che hai fatto e hai provato a fare. C'è qualcosa di romantico e antico e desueto, forse, nel chiamare Bersani "il Segretario", ma è così che si chiamavano una volta quelli che si avvicendavano alla guida della Sezione. Era Segretario sempre, in sezione e al bar, in piazza e dal tabaccaio. Era una forma di rispetto, di riconoscimento dei ruoli, della guida. Ieri tutto questo è morto e sepolto. E scusate se mi dispiace.



È tutta stesa al sole, vecchio, questa vecchia storia.
Tutta nelle tue gambe, e nella tua memoria.
Che hai visto il Tevere quand'era giovane, che si poteva nuotare,
che hai visto il cielo quand'era libero, che si poteva guardare.
E hai visto l'aquila volare.

Io da qui vedo il cielo inchiodato alla terra, e la terra attraversata da gente di malaffare,
e vedo i ladri vantarsi e gli innocenti tremare, vedo i ladri vantarsi e gli innocenti tremare.

Ma tu, dimmi che cosa vedi adesso tu? Che adesso quasi non ci vedi più.
Dimmi che cosa vedi tu da lì. Dimmi che è tutto più chiaro che qui, tutto più chiaro che qui.

E dimmi che potrò capire, e dimmi che potrò sapere, e dimmi che potrò vedere, un giorno anch'io così,
tutto più chiaro che qui. Anch'io così, tutto più chiaro che qui, tutto più chiaro che qui.

È tutta stesa al sole, questa vecchia storia,
tutta sulle tue spalle, vecchio, e sulla tua parola.
Che hai visto piovere sulle rovine, e le montagne crollare
e hai visto il sangue e le stelle alpine e la neve bruciare.
E hai visto l'aquila volare.

Io da qui vedo uomini caduti per terra e nessuno fermarsi a guardare.
E gli innocenti contendersi e gli assassini ballare
e gli innocenti corrompersi e gli assassini brindare.

Ma tu, dimmi che cosa vedi adesso tu? Che adesso quasi non ci vedi più.
Dimmi che cosa vedi tu da lì. Dimmi che è tutto più chiaro che qui,
tutto più chiaro che qui.
E dimmi che potrò capire, e dimmi che potrò sapere, e dimmi che potrò vedere,
un giorno anch'io così, tutto più chiaro che qui.
Anch'io così, tutto più chiaro che qui, tutto più chiaro che qui.