lunedì 31 ottobre 2005

PROVVISORIETA' COSTANTE

Le coppie gay chiedono un riconoscimento giuridico
Non condannateci al precariato affettivo
di Vladimir Luxuria
"Precario" secondo il dizionario Devoto-Oli è colui che si trova «contrassegnato da una provvisorietà costantemente minacciata dal sopraggiungere di eventi pericolosi o addirittura catastrofici». Nel mondo del lavoro al precario vengono negati un progetto di vita, una stabilità economica; l'evento pericoloso è il mancato rinnovo, il lastrico, il sentirsi ricattabile.
Ma esiste anche un altro tipo di precariato, quello sessuale. Negli anni '80 arrivò spietato l'Aids, molti di noi hanno assistito in pochissimo tempo alla scomparsa di amici, venne battezzata "peste gay" dagli integralisti cattolici americani, gli stessi che invece sulla questione interna dei sacerdoti pedofili si sono affrettati a stendere una trapunta di omertà. Molti di noi hanno tenuto la mano a un partner o a un amico consunto dal deperimento fisico.
L'Aids inizialmente ha colpito soprattutto la comunità omosessuale, e tutti ci siamo sentiti precari, temporanei, sulla via dell'estinzione. Qualcuno ne approfittò per accusare il libero costume sessuale dei gay, le dark-room, il sesso come piacere fine a se stesso. Le associazioni glbt invece fecero un'altra cosa, si rimboccarono le maniche: partì una campagna di sensibilizzazione sul sesso protetto ("silence equal death" fu uno slogan del movimento gay statunitense), sull'uso del preservativo; volevamo continuare ad esistere senza rinunciare alla nostra sessualità, in altre parole volevamo rinunciare alla precarietà di una colpevolizzata libertà corporale.
Il Vaticano dichiarò che l'uso del preservativo era un peccato, l'unica via era quella della castità. La cronaca purtroppo ha visto il proliferarsi dell'Aids soprattutto nelle aree più povere, in Africa ad esempio, dove i medicinali non arrivano, dove le multinazionali farmaceutiche non vedono mercato. Imparammo che l'Aids non era più democratico, colpiva dove già aveva colpito la miseria.
Le nostre campagne di prevenzione dovettero lottare inizialmente su due fronti: quello della condanna bigotta nonché stragista e quello dell'erotismo, ovvero come far passare il messaggio che anche con l'uso del preservativo si poteva avere un rapporto sessuale piacevole ed appagante senza tragici effetti collaterali. Mettemmo in campo tutta la nostra fantasia e ingegno: coniammo alcuni slogan come "Meno piacere oggi per nessun dispiacere domani", "Fai la cosa giusta, indossalo! " e cercammo di rendere sexy nell'immaginario omo-erotico l'atto dello srotolare il condom sull'organo sessuale.
Le prime "condomerie" nacquero nei quartieri gay, si sdrammatizzò l'uso del preservativo presentandolo in un display allettante: vari gusti aromatizzati, in più colori e forme. Quando l'Aids divenne un problema anche eterosessuale prima e soprattutto eterosessuale dopo, si utilizzarono alcune campagne da noi inventate per spingere anche i non-gay all'uso del preservativo. Avevamo ragione: la nostra vita non era più percepita come precaria, avevamo una gran voglia di riscatto.
Parte da questa reazione, a mio avviso, l'esigenza di dare ancora più progettazione al nostro futuro; non volevamo più elemosinare uno spazio nella società da clandestini sessuali, avevamo il desiderio di far parte del tessuto sociale. Dopo i "gay pride" e la nostra maggiore visibilità è avvenuto un fatto epocale: il sesso tra le fratte o al buio di una dark non è stato più l'unico modo per rapportarsi all'altro in un clima di "oscurantismo" che ci voleva all'oscuro anche quando facevamo sesso; l'avventura sessuale è diventata una delle possibilità, un po' come avviene tra gli eterosessuali tra club-privè e corna varie.
Si è fatta strada anche un'altra possibilità, quella della coppia lesbica, gay o transessuale. Quando non ci si poteva dichiarare era impossibile affermarsi come coppia, come due individualità non represse che devono cercare casa insieme, viaggiare insieme, dirlo ai parenti e amici. Con la caduta dei veli della vergogna queste coppie che sono andate moltiplicandosi hanno fatto una richiesta allo Stato italiano: ci vedete? Volete darci un riconoscimento giuridico?
Attualmente l'Italia è fuori dall'Europa in tema di diritti civili per tali coppie: l'Aids aveva minacciato di precarietà la nostra vita; questo governo, d'intesa con Ruini, Rutelli, Mastella e altri, vuole dare precarietà al nostro futuro affettivo. Se abbiamo lottato contro il virus dell'Hiv ci sentiamo forti abbastanza per combattere contro il virus dell'ignoranza e dell'arretratezza. Siamo anche corazzati per affrontare gli insulti: ci hanno detto "appestati", "untori", "froci", "culattoni"; oggi ci sono altri neologismi offensivi: "laicisti", "simil-matrimoni" e chissà cos'altro ci aspetta.
Il modo migliore per svegliarsi la mattina con un sorriso anche in Italia è ribaltare il concetto di precariato a questa legislatura, a una Finanziaria che compra l'appoggio della Chiesa esonerandola dall'Ici, a un Paese che rinuncia alla cultura come libera espressione. Un mondo migliore è possibile, speriamo che sia anche vicino.
GRAZIE VLADIMIR!

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